Macelleria sociale
Governo e regioni tagliano la spesa sociale
Colpiti duramente gli anziani non autosufficienti, i disabili, le famiglie povere, i centri anti-violenza

La scure dei tagli continua a colpire. Bersaglio preferito del governo Gentiloni la spesa sociale mentre aumentano la spesa militare e gli sgravi fiscali alle aziende. Mentre sui media si annunciano investimenti per riqualificare le periferie urbane e per sostenere i più poveri, concretamente si tagliano i fondi a tutti quei servizi a sostegno dei disabili, dei bambini, degli anziani, delle ragazze madri e delle persone in difficoltà.
“Dopo i tagli per la Sanità, 422 milioni, ora la mazzata per oltre 210 milioni sul Fondo per le politiche sociali e 50 per la non autosufficienza. Tagliati anche i fondi per i libri di testo, per il sostegno agli inquilini poveri, per l’edilizia sanitaria e scolastica”, questo è stato il commento di Cgil-Cisl e Uil all'ultima operazione di macelleria sociale del governo Gentiloni, dimostratosi anche in questo in perfetta continuità con l'esecutivo precedente presieduto dal nuovo duce Renzi.
Si tratta, nello specifico, del taglio di 422 milioni di euro al Fondo sanitario nazionale e di 485 milioni ai trasferimenti statali, la maggior parte dei quali riguardano i capitoli della spesa sociale. Una cifra equivalente a più dei tre quinti del miliardo e mezzo di euro con cui il governo ha intenzione di finanziare il cosiddetto “contrasto alla povertà”, il decreto che prevede di erogare una cifra massima di 400 euro mensili a famiglia, un elemosina che non potrà minimamente intaccare le condizioni di vita di milioni di persone e che oltretutto interesserà a malapena un povero su quattro.
Come si vede si tratta del gioco delle tre carte, si mettono soldi da una parte e si tolgono dall'altra, succede perfino che un ministero, quello del Lavoro e delle Politiche Sociali presieduto da Poletti prometta 50 milioni per la Sla e il MEF (Ministero dell'Economia e delle Finanze) guidato da Padoan li tolga di mezzo. L'indirizzo generale è quello di ridurre la spesa sociale, del resto ci sono i diktat europei che impongono all'Italia ulteriori risparmi su queste voci di spesa, il vincolo del pareggio del bilancio per lo Stato e le amministrazioni locali (il fiscal compact ) e la revisione della spesa pubblica, propinata spesso con il termine inglese, per coprire i suo reale significato, di spending review , che vede proprio nel ministro Padoan uno dei più feroci sostenitori.
Questi pesanti tagli passano quasi sotto silenzio, solo pochi giornali ne hanno parlato. I media, e in particolare la TV, fanno invece da cassa di risonanza alle campagne propagandistiche governative come quella sul “contrasto” alla povertà, oppure mandano in onda servizi che mostrano falsi invalidi o cosiddetti “furbetti del cartellino”. Fenomeni che certamente esistono ma che sono figli del clientelismo, delle raccomandazioni, del voto di scambio che i vari partiti borghesi, nessuno escluso, praticano a livello centrale e locale.
Queste campagne mediatiche strumentali vengono lanciate per distruggere ancora di più la sanità pubblica e spingere verso quella privata, giustificare l'abbandono delle persone malate e la riduzione di personale nelle strutture sanitarie, scolastiche e sociali, bloccare gli stipendi dei lavoratori pubblici e attaccare i loro diritti come quello di scioperare. La realtà si presenta ben diversa da come la presenta il governo: l'Italia si trova al 21° posto in Europa per quanto riguarda la spesa sanitaria, il 15% dei bambini è senza pediatra, la spesa per il sostegno abitativo quasi inesistente e (nonostante i falsi invalidi) migliaia di disabili sono lasciati completamente ed esclusivamente a carico delle famiglie e dei volontari.
Non a caso le associazioni che se ne occupano sono molto arrabbiate. “Il fatto è di una gravità inaudita e quel che ancor più sconcerta – afferma Franco Bettoni, Presidente della Federazione delle Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità – è il fatto che la FAND che, in questi mesi, ha partecipato ad incontri e confronti con il Ministro del lavoro proprio per arrivare ad un aumento del Fondo per la non Autosufficienza, non abbia ricevuto alcuna informativa al riguardo e ne sia venuta a conoscenza per altri canali”. La Federazione nazionale diabetici ha parlato di “politiche sociali umiliate”, Vincenzo Falabella, presidente della Fish, la onlus per il superamento dell’handicap: “è un pessimo segnale per il futuro, un colpo assestato dopo aver fatto balenare l’ipotesi di progettare e costruire livelli essenziali di assistenza validi in tutto il Paese aprendo così una nuova stagione di inclusione sociale”.
I sindacati confederali dei pensionati giudicano “inaccettabile il balletto di reciproche accuse tra Regioni, Governo e Parlamento sulle responsabilità di tali tagli e chiedono urgentemente la riconvocazione del tavolo al ministero del Lavoro per sapere quale iniziative intenda assumere per evitarli” e preannunciano eventuali iniziative di lotta. Ricordiamo che questi tagli sono il frutto dell’accordo siglato il 23 febbraio in Conferenza Stato-regioni “per il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica“, quindi le istituzioni centrali e le Regioni, destra o “sinistra” borghese che siano, si sono trovati d'accordo per questo ulteriore intervento di macelleria sociale.
 
 

15 marzo 2017